Il pensiero di Fabrizio

Non posso non pensare alle enormi difficoltà che stanno affrontando le famiglie che hanno al loro interno una persona con handicap, o come affronta la quotidianità chi vive solo e non è autosufficiente. La paura che si prova quando il tuo Helper ha un colpo di tosse e non può stare lontano da te un metro. Le mani che afferrano i corrimano per spingere le ruote della tua carrozzina superleggera che da terra calpestano tutto, anche il tizio in bici che ti ha appena sorpassato sul marciapiede… Covid che ti blinda in casa con tutto il bello e brutto che hai e ti appartiene.
Chi conosce una disabilità ha il vantaggio di sapere cosa significa “cambiamento” e “rinunciare”, della resilienza ne ha fatto stendardo … un mese di quarantena si aggiunge ai giorni che hai già perduto nel tempo, tempo rubato alla vita. Il dolore vissuto prima dell’ 8 marzo 2020 è stato l’allenamento per non disperarti se perdi un familiare ed è così facile evitare un contatto.
Molti hanno saputo “reinventarsi” una vita dopo una evento invalidante ed hanno dimostrato talento e forza, adesso questi sono “esempi di vita” dai quali trarne energia per combattere la “paura “ che ha impadronito molte anime. Paradossalmente questo momento ti restituisce “esistenza” , sei a casa come tutti, non vai al cinema come tutti, non entri nei negozi come tutti… Non è uno scalino a renderti diverso ma un virus a dirti amaramente che siamo davvero tutti uguali in questo periodo di smarrimento .
La pensione di invalidità ti assicura un pezzo di pane che l’esercente chiuso da tempo non può permettersi… disabilità che diventa “fortuna”? Follia! Una lezione Covid unica, ti guardi dentro e ti accorgi che sei vivo tra 10mila deceduti, che la tua vita è davvero una fortuna anche se sei piantato su una sedia a ruote… oggi più che mai.
Tornerà la normalità, tornerà il tempo in cui la disabilità tornerà ad essere una “porzione” minima di società e si dimenticherà che in questa “battaglia” molte persone con disabilità erano al lavoro a fianco di colleghi normodotati e che quel ruolo al 118, al centralino, in un laboratorio di un ospedale è stato fondamentale perché davvero parte attiva di una comunità che ti auguri riesca a ricordare e che non torni ad emarginare.
“Insieme ce la faremo” non è un semplice slogan, ma una verità che assume sembianze di spinta forte specie per chi sente di non farcela.
Il mio abbraccio virtuale va a tutti coloro che hanno perduto un affetto, a chi non si è tirato indietro, ha chi ha regalato un sorriso o rifornito uno scaffale di un supermercato, a chi ci ha regalato una canzone ed uno sketch on line, a chi è rimasto a casa… a tutti coloro che si sono sentiti facenti parte di una comunità unita fatta di tante diversità.

Fabrizio Torsi